Amigos, é irresistível falar sobre esse assunto e não fazer analogia entre basquetebol e futebol. Na Itália, a Federação Italiana de Basquetebol (Federazione Italiana de Pallacanestro) determinou um manual de conduta aos árbitros locais. Nessa cartilha, estão proibidos a manifestação pública dos oficiais em programas televisivos ou radiofônicos sobre basquetebol, além da expressa ordem de retirada do ar de páginas em sites de relacionamento (como o Orkut), blogs, e-mails, fóruns de discussão ou quaisquer outros meios de comunicação virtuais e similares.

O jornalista Guido Guida, do respeitadíssimo ‘La Gazzeta dello Sport’, classifica tal medida como absurda, alegando que “é abissal a diferença entre os árbitros terem um site que dê receitas de peixe e  outros que critiquem seus colegas (…) sendo que a discussão para o aprimoramento da categoria é inevitável”.

Ao contrário, a Federação Italiana de Futebol (Federazione Italiana de Gioco di Calcio), promove e incentiva as entrevistas coletivas pós-jogos, visando a transparência de seus árbitros.

Nesta última rodada, particularmente, acompanhei bons trechos dos jogos Milan 0 X 4 Internazionale e Roma 1 X 3 Juventus. No derby de Milão, o árbitro Rizzoli não anotou um pênalty claríssimo, digno de exemplo didático a ser usado em escola de árbitros, contra o brasileiro Ronaldinho. Na mesma partida, Ronaldinho cometeu uma falta violenta no segundo tempo, e não foi expulso (detalhe a parte: o milanista Seedorf, que estava no banco como reserva, encontrava-se sem caneleiras, descalço, com as pernas cruzadas – nem parecendo estar pronto para entrar em campo, caso o treinador Leonardo o chamasse a participar da partida). Já em Roma, o brasileiro Fellipe Melo da Juventus recebeu a bola, errou o domínio da mesma, se enrolou todo e ao perder a redonda, deu um pontapé por trás violentíssimo contra o adversário. Falta marcada, Fellipe Melo com o dedo em riste vai contra o árbitro Rocchi, fala “alhos e bugalhos” e nem cartolino giallo recebe.

Devido aos placares dessas duas partidas, não houve tanta repercussão dos erros dos árbitros italianos. Mas após os jogos, ninguém se interessou em ouvir os árbitros em ambas as partidas, mesmo eles se dirigindo às salas de imprensa para falar aos jornalistas.

Culturas e comportamentos diferentes: entre árbitros, jornalistas e jogadores. Mas seriam culturas ou comportamentos forçosos que se repetem?

Fica à livre interpretação.

Extraído de: http://www.gazzetta.it/Sport_Vari/Basket/Italia/31-08-2009/b-501178698097.shtml

Facebook vietato ai fischietti Fip

Una direttiva del Cia (Comitato Italiano Arbitri) minaccia sanzioni a carico dei tesserati iscritti a social network o mailing list. E scoppia la polemica.

MILANO, 31 agosto 2009 – Sembra uno scherzo di Carnevale o un pesce d”aprile e invece non lo è. Eppure si fatica credere che quanto apparso sabato sul sito della Fip (Federazione italiana pallacanestro), nella pagina del Comitato Italiano Arbitri, possa essere frutto di seria meditazione e non di una goliardata fuori luogo oppure dell’intervento malandrino di qualche hacker.

disposizioni — L’antefatto risale al 25 agosto quando sono state diramate, a firma del presidente Cia Luciano Tola, le norme di comportamento per la stagione 2009-10 destinate ad arbitri, ufficiali, di campo, commissari e istruttori Tra i numerosi punti del regolamento ce n’era uno in cui si faceva assoluto divieto alle categorie citate di “rilasciare dichiarazioni in luogo pubblico, anche a mezzo e-mail o propri siti Internet, di partecipare a gruppi di discussione come quelli di ultima generazione (FACEBOOK, ecc.), di prendere parte a mailing list, forum, blog o simili, e tantomeno di esprimere giudizi sull’operato dei colleghi e di qualsiasi altro tesserato della Federazione Italiana Pallacanestro, salvo espressa autorizzazione del Presidente del CIA”.

di male in peggio — Tra il buon senso di lavare i panni sporchi in casa e il divieto di azioni come avere una pagina Facebook o abbonarsi a una mailing list di cucina giapponese la differenza è abissale, così in molti hanno chiesto lumi e il Cia, anziché correggere come previsto il tiro e circoscrivere i divieti all’attività cestistica, ha sceso il carico e il 29 agosto ha specificato: “Si rappresenta, pertanto, che i tesserati appartenenti alle categorie sopraindicate, già registrati/iscritti a FACEBOOK e/o altri social network, blog, mailing-list e simili dovranno disattivare il proprio account, cancellandosi in maniera definitiva; i tesserati non ancora registrati/iscritti non dovranno procedere all’attivazione di alcun account personale sui predetti siti, blog e simili. Si invitano pertanto tutti gli interessati, ad ottemperare a quanto previsto, dalla data odierna e comunque entro e non oltre il 5 settembre p.v., rammentando loro che il mancato rispetto delle Norme di Comportamento comporta provvedimenti in base alla gravità e alla ripetitività della mancanza”.

L’imbarazzo tra le molte migliaia di arbitri e ufficiali di campo, nessuno dei quali è professionista e la stragrande maggioranza agisce per passione in cambio di rimborsi che a stento coprono le spese, è forte. Per evitare sanzioni in teoria tutti dovrebbero limitare il proprio modo di socializzare in maniera ben superiore a quella del buon senso, con imposizioni che arrivano a sfiorare la limitazione della libertà personale. Chiamato in causa, Luciano Tola minimizza: “Negli ultimi mesi è accaduto di tutto e si sono lette cose incredibili anche a proposito di baskettopoli, persino sulle pagine dei forum dei Comitati Regionali della Fip. E’ una cosa che non possiamo accettare, così come non vogliamo che ci sia amicizia tra tesserati Cia e dirigenti di società o che i nostri tesserati ricevano le mail dei club. Vogliamo evitare che siano divulgate le valutazioni dei commissari o che ci siano commenti in merito, su ciò che non è basket i tesserati sono liberi di fare quello che vogliono. Rileggendo la disposizione mi rendo conto che non è chiara e che andrà corretta immediatamente perché non possiamo vietare determinate cose”. Già, la disposizione non è chiara: o meglio, è chiarissima come è chiarissimo che si sia trattato di un imbarazzante autogol. Per fortuna emendarsi non è peccato.